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Jimmy su Drum Magazine di ottobre 2005

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Shinex_6661
view post Posted on 21/12/2019, 00:40 by: Shinex_6661
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Two vibrant hearts could change!

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Il 23 giugno 2005 Drum magazine ha parlato con Jimmy:

New York City sta abbattendo la sua vendetta sugli Avenged Sevenfold — o almeno sul loro batterista. Da qualche parte, un folle e creativo maestro della ritmica meta, conosciuto come The Reverend, sta vagando in questa vasta città, riprendendosi da una sventurata notti di eccessivo edonismo sul conto della loro nuova grande etichetta discografica, la Warner Bros.

Deve essere stata una festa infernale, pensi fra te mentre aspetti con crescente impazienza l’apparizione di The Reverend nello Studio G, presso il famoso studio di registrazione Soundtrack di New York City. È passata un’ora dall’orario dell’appuntamento e sebbene il resto dei suoi compagni sia arrivato per I rispettivi set fotografici e interviste, The Reverend è decisamente un ASSENTE INGIUSTIFICATO.

Qualcosa è sicuramente andato storto alla fin del pomeriggio, perché ora – per ragioni che non conosceremo mai – non solo The Reverend è stato cacciato dall'hotel della band, ma pare che nell'intera isola di Manhattan non ce ne sia nessun altro disposto ad accettarlo . Di conseguenza, il ventitreenne di Huntington Beach, Californiano, come dicevamo, sta cercando di farsi strada frettolosamente da qualche parte a Brooklyn. Arriverà sicuramente. Aspettiamo solo un altro po’.

SEI UNA PERSONA IMPEGNATA e ti stai infastidendo, ma il tuo tempo non è stato totalmente sprecato. Per evitare la fuoriuscita del nuovo CD degli Avenged Sevenfold, City Of Evil, la Warner Bros. ha invitato te e pochi altri giornalisti ad ascoltare le trace nello studio dove sono state assemblate e mixate dal geniale Andy Wallace, e devi ammettere che le canzoni sono affascinanti. Sono una sintesi intense di influenze metal, progressive e orchestrali. Sono follemente esagerate e allo stesso tempo matematiche e logiche. Alcune durano nove minuti e ognuno di loro ha una batteria incredibile, con mosse alla velocità della luce, combo strabilianti e alcuni groove raffinati.

Decidi che quel ritardatario di un Reverend non è poi tanto male, ma hai altre 18 cose da fare oggi e i 60 e passa minuti di ritardo hanno già rovinato tutti i tuoi programmi. Ti toccherà metterti in attesa al telefono e parlare con il pubblicista mentre impacchetti il tuo computer e ti dirigi disgustato verso la porta. Raggiungi la maniglia ma non la tocchi, perché si è spalancata da sola e grazie a qualche magia oscura, finalmente, Reverend è lì sulla soglia.
Reverend non somiglia agli altri membri degli Avenged Sevenfold che, con tutti i loro piercing, tatuaggi e vestiti orrendi, sembrano essere stati pensati per essere i protagonisti di un video game sulle band metal. Invece, Reverend ha un taglio di capelli normale e dei vestiti normali, sebbene la sua alta figura sia circondata da un’aura forte e cupa. Non desidera altro che nascondersi dietro i suoi occhiali da sole. Sfortunatamente, il suo bassista glieli sfila dalla faccia nell’istante in cui entra nello studio per poterli indossare lui durante il servizio fotografico.

ESPOSTO, Reverend non ha più niente da nascondere e ora può parlarti sotto le luci luminose della grande sala del Soundtrack. Ha l’aspetto di uno che avrebbe preferito rimanere a letto, ma ha fatto tutta questa strada e quindi tanto vale rispondere alle tue domande. Per prima cosa vuoi sapere come ha iniziato a suonare la batteria, quindi gli chiedi come è successo.
Reverend ti guarda, prova a decidere se sei solo l’ennesimo stupido tizio che scrive di musica, mette insieme ogni grammo di forza che gli è rimasta e parla “Quando ero più piccolo ero sempre in giro a far casino, picchiando su qualunque cosa”, dice lentamente provando a ricordare. “So suonare la chitarra e il piano e so cantare, ma la batteria è sempre stata speciale per me. Quando ascolto la musica faccio sempre caso alla batteria”.

Gli chiedi quali siano state le sue prime influenze per la batteria e lo senti rallegrarsi un po’. “Quando ho iniziato ero fissato con Dave Lombarto e Vinnie Paul, trascrivevo tutta la loro roba”, ricorda. “Qualche anno dopo ho iniziato ad ascoltare Dave Weckl, Vinnie Colaiuta e Virgil Donati. Adoro tutti questi batteristi, ho sempre cercato di immaginarmi cosa facessero. Mi piacciono ancora tutti i batteristi metal, mi hanno insegnato come suonare. Ho sempre suonato metal. Quei batteristi mi hanno influenzato soprattutto perché tendono a essere un po’ più sperimentali – i batteristi metal sono sempre più appariscenti o più sperimentali degli altri batteristi. Mi ci sono aggrappato. Il mio stile in questa band è frutto del mio lavoro personale. Trascorro la maggior parte del tempo pensando alle canzoni e a suonarle tutti i giorni”.

Sviluppare nuove modi per approcciarsi alla batteria è una faccenda molto seria per Reverend ed è un cosa che ha portato con passione all’interno di City of Evil. “Puoi suonare la batteria inserendo parti ritmiche come non puoi fare con nessun altro strumento. Puoi fare cose con i piedi e con le mani e suonare più veloce che con qualunque altro strumento” specifica. “Ho i miei momenti nel CD. “Ci sono delle rullate e c’è anche un assolo di batteria nell’album. È molto divertente. Mi siedo nella mia stanza con il kit con cui faccio pratica e provo a creare cose sempre differenti. Non voglio vantarmi o roba del genere, ma possono suonare super velocemente per 60 minuti. Rimpiango sempre di non aver inserito più rullate veloci nell’album, perché la mia band mi dice sempre ‘Mettici della roba creativa. Quando senti della roba strana rimani più colpito’. È divertente uscirsene con cose che non hai mai suonato prima, sedersi e pensarci aiuta molto, scrivere di tuo pugno, immaginarsi come deve essere una rullata”.

Reverend ti racconta che la sua avventura con gli Avenged Sevenfold è iniziata pochi anni fa all’Huntington High School di Huntington Beach, dove il cantante M. Shadows aveva iniziato a metter su il gruppo. “Avevamo sempre fatto parte di strani gruppi punk rock e sperimentali. Abbiamo deciso di formare una band metal e ritornare a quello che eravamo solito ascoltare al quinto anno. È iniziato come un gruppo di amici che provano a scrivere della musica metal rock e ad oggi continuiamo a provare nello stesso garage. Penso che ora torneremo a casa e impareremo a suonare live le nuove canzoni, perché ancora non l’abbiamo fatto. Ci abbiamo messo sei mesi a scriverle”.

SEBBENE NON STIA ESATTAMENTE SALTANDO sulla sedia, Reverend sembra essersi ricreduto e pare essere contento di parlare dell’approccio unico della sua band alla composizione. “È divertente”, riflette, “in questo album non ci siamo voluti inserire in nessuna struttura o genere in particolare. Abbiamo solo messo insieme le nostre abilità e i nostri talenti e tutte le nostre influenze sono venute fuori. Quando inizi a scrivere un album, non sai che sound avrà. Siamo partiti dai riff di chitarra ed è diventato ovvio che si sarebbe trattato di un album diverso da tutto quello che avevamo fatto prima.

“Sapevamo che non ci avremmo inserito degli scream, abbiamo cercato di essere creativi con le parti vocali. C’è un possibile coro da qualche parte in una canzone che si ripete una, due o tre volte. Abbiamo scritto semplicemente per divertirci – se siamo entusiasti per qualcosa, ci buttiamo e speriamo che le persone ne siano entusiaste quanto noi. Capita che scriviamo due canzoni mediocri ma con delle parti grandiose, poi scartiamo le canzoni e inseriamo le parti migliori in una sola. Questo è successo poche volte con questo album”.

Infatti, per Rev e i Sevenfold il processo di scrittura risiede laddove le cose sono veramente stimolanti. “Per me, si tratta di provare a scriver la miglior traccia di batteria possibile, che sia un uno-due o qualcosa di davvero impegnativo. Puoi creare un beat semplice ed emozionante colpendo i piatti i un punto insolito. Il nostro sound è così chiassoso che solitamente le mie note fantasma o i miei trucchetti non si sentono, ma di solito inserisco dei piatti o delle campane qua e là.

“I piatti possono creare dei beat davvero interessanti senza pestare i piedi a nessuno. Trovo fichissimo suonare un piatto nel punto giusto. Fa parte del beat di base. Tutto si ripete e ogni beat ha un piccolo colpi di batteria, un motivo costante che cattura l’attenzione di un batterista come un beat da trascrivere”.

C’È STATO GRANDE CONSENSO da parte della critica per i primi due lavori degli Avenged Sevenfold – Sounding The Seventh Trumpet nel 2001 e Waking The Fallen bel 2003 – per via dello stile mozzafiato della band in generale e per l’ipervelocità di The Reverend in particolare. In City Of Evil, ha pianificato le sue parti in modo estremamente meticoloso. “In studio abbiamo cambiato un paio di cose – la band aveva votato per tagliare alcuni momenti di follia in cui pensavo solo a me stesso”, ammette. “ Ma mi sono assicurato di aver scritto per bene ogni parte dell’album, cosa che non ho mai fatto prima. Un approccio di questo tipo fa schifo, perché devi bloccare le canzoni ogni 20 secondi perché non hai suonato una nota nel modo esatto in cui volevi tu, ma nel momento in cui siamo entrati in studio, avevo tutto scritto nella mia testa.

“Avevo pensato di trascrivere tutto, ma mentre scrivevamo questo album ho avuto una mano rotta per sei settimane. Riuscivo a suonare a malapena – tenevo la bacchetta con due dita. È stato molto stressante. Sapevo che la mia mano era in via di guarigione, ma non ero sicuro che avrei rispettato la scadenza. Sono stato due settimane senza gesso prima che potessimo entrare in studio. Ero stato coinvolto in una rissa in un bar: avevo messo ko qualcuno per [il bassista] Johnny [Christ] e la mia ragazza. Ora ho giurato di smetterla per sempre con le risse. Quella è stata veramente l’ultima e ha fatto schifo”.

TI ANNOTI MENTALMENTE di non metterti contro The Reverend, e ti chiede se queste tendenze aggressive possano aver avuto a che fare con il suo trasferimento di ieri sera. Poi gli chiedi come ha sviluppato la sua velocità alla batteria, nonché il suo marchio di fabbrica.

“Per me suonare velocemente è sempre stato più divertente, come Paul Bostaph negli Slayer – lui è il massimo”, spiega. “Ho iniziato sviluppando velocità nelle mani. La mia insegnante mi aveva trasmetto un’ottima tecnica. È una questione di come tieni le bacchette e di movimento: ho finito per suonare con i pollici all’insù [muove le mani in modo che i suoi pollici siano rivolti verso l’alto, paralleli tra loro e con le punte rivolte verso dite], ed è iniziato tutto in modo molto semplice. Cercavo di essere sempre più veloce con le mani, specialmente quando suonavo nelle band punk e roba così.

“Per quanto riguarda i piedi, all’inizio ha avuto dei problemi ad andare veloce e ad essere costante. Ero grado di correre per sei miglia, non di suonare una grancassa troppo a lungo perché era estenuante. Il mio problema era sempre che il piede sinistro non riusciva ad andare veloce come il destro, quindi mi sono seduto con un metronomo e ho suonato solo con i piedi. Devi ammazzarti per riuscire a fissare la tecnica nel piede sinistro, esercitando ancora e ancora. Ogni giorno cercavo di aumentare un po’ la velocità e ora arrivo a circa 220bpm”.

Una recensione che hai letto sugli album precedenti degli Avenged Sevenfold specificava le abilità di Reverend nei single stroke, quindi gli chiedi se sia questa la chiave della sua unicità e la risposto arriva subito.
“È quasi sempre il sigle stroke”, conferma. “L’intero album, ad eccezione di Betrayed e un’altra canzone lunghissima, tutto è rimshot nell’album, tutto è una rullata. Trovo che il rimshot dia un certo potere e mi piace che ci sia in tutto il pezzo. È ottimo come sfondo. Puoi andare veloce come se volessi fare il rimshot e non è troppo netto. Non suona così intenso: suona come un double stroke, che non è intenso come nel metal. Se aggiungi potere con il rimshot senza sosta, penso che ne benefici tutto il pezzo”.

Mentre molti batteristi a cui piace sperimentare e uscire dagli schemi attirano l’ira dei loro compagni di band, Reverend si gode un rapporto con il suo gruppo che lo incoraggia costantemente a mischiare elementi, aggiungendo molto di più a una canzone rispetto a quella che con un click sarebbe una traccia semplicissima. “Mi piace usare la batteria e il suono del tamburo come un altro trucco – importante tanto quanto la parte di chitarra, non gli fa da sfondo”, enfatizza. “A meno che io non stia facendo un semplice uno-due, mi piace cambiare qualcosa, anche se si tratta solo di aggiungere il charleston. Cambia la struttura e il sentimento della canzone, rende tutto più interessante e sembra che accompagni il pezzo. Non sopporto la monotonia. Ovviamente dovresti essere un batterista per farci caso, ma penso che questi cambiamenti siano importanti tanto quanto quelli vocali o della chitarra. Mi approccio a tutte le parti”.

“Cerco di essere super raffinato - non vado sempre fuori di testa. Ci sono tanti batteristi capaci di far impazzire le persone con un assolo di batteria, ma non è questo il punto. Bisogna scrivere per la musica, ma anche usare le tue capacità per poter piacere. La mia band è incredibile. Impazzirei se stessi in una band in cui non poter far niente. Non avrei motivo di far parte di una band del genere - basta prendere una altro batterista che riesca a suonare molto bene. Sono fortunato perché gli Avenged Sevenfold sono i miei migliori amici, mi supportano e volevano che la batteria fosse più intensa in questo album. Volevano che suonassi di più, e nessuno pensa che suoni troppo. In canzoni come Beasts And The Harlot ci sono punti dedicati alle parti di batteria e agli assoli. La batteria è incredibile, ma spesso viene dimenticata. Non capisco perché le band non dovrebbero volere delle parti di batteria interessanti nei loro album. Essere in una band metal rock ti da un ampio margine d'azione".

CONTROLLI GLI APPUNTI della sessione di ascolto, noti che ci sono diversi punti tecnici sulla batteria di cui vuoi chiedergli. Per Beasts And The Harlot hai scritto "tamburi che suonano... intro fulminante... groove solido nelle strofe... riempimenti... punk metal drive... atletico... doppia cassa micidiale... velocità e combo incredibili nell'outro". Per Blinded In Chains hai scritto "parti ad alta velocità che riempiono lo spazio... contrabbasso esplosivo... batteria elettrizzante... canzone lunga".
Reverend è impressionato dalle tue interpretazione e in cambio ti fornisce dei dettagli in più. "Adoro mettere insieme tom e rullante veloci alla doppia cassa", dice. "Tra le mie influenze ci sono Machine Head, quel batterista mi ha trasformato in quel che sono. Un pezzo che normalmente faresti con le mani, viene doppiato dalla grancassa. Suona benissimo - o per lo meno come se stessi facendo più di quel che sei. Se suoni costantemente la doppia cassa e ci aggiungi delle parti con le mani, non devi per forza andare veloce per trasmettere la sensazione di velocità. Dal punto di vista creativo, una delle cose che preferisco di questo album è Blinded in Chains, quella piccola rullata ha un qualcosa di rudimentale fatto con i piedi. Adoro queste cose e nel prossimo album ne inserirò sicuramente di più".

Reverend fa notare che ha volutamente sfruttato tutto il suo kit, anziché rimanere ancorato solo a una parte attorno al ride o al charleston. "Avere tanto tempo per scrivere le varie parti è fantastico. Puoi fare quello che ti verrebbe naturale suonare tra un tom e il rullante durante un'improvvisazione quando suoni qualcosa la prima volta, poi in un secondo momento ti siedi e ci pensi, per prendere la decisione migliore tra l'uso di un tom alto e di un tom basso, per capire qual è più interessante. Puoi veramente sbizzarrirti, perché fai con naturalezza quello che improvviseresti e suoneresti dal vivo, a meno che non sia già scritto.
"Hai la tendenza a spingerti al limite, ma quando suoni dal vivo non vuoi fare casini. Ne ho parlato con la mia band, chiunque di loro può sbagliare, ma se sbaglia la batteria è come se deragliasse un treno. Quando suono dal vivo mi attengo abbastanza al materiale, anche se nel corso delle settimane la situazione diventa più solida e improvviso, facendo impazzire il resto della band per un concerto. Quindi esco dagli schemi. Altrimenti si dimenticano che sei lì! Il nostro cantante è un grande fan della batteria e ci sono certe parti che non cambierei mai - lui le ascolta sempre. Si tende a fare di meno durante la registrazione e a strafare dal vivo. Non fai mai la cosa giusta quando dovresti".

Molti di quelli che ascolteranno City Of Evil accuseranno Reverend di strafare e sei curioso di sapere se la cosa lo preoccupa. "In una band metal si ha un diverso concetto di strafare", afferma. "Ci sono certe parti in cui l'istinto mi dice di riempire ogni vuoto tutto il tempo e di suonare più di quanto suono effettivamente. Una volto che ho discusso un'idea con la band e con il nostro produttore, tendo di più ad ascoltare la band e a ignorare il produttore e a fare quello che voglio.

"Le cose ora sono molto diverse da quando è nata la batteria. Non c'erano vere e proprie parti di batterie - c'era solo per il ritmo e le percussioni. Sta diventando sempre più sperimentale. Non penso di strafare. Provo a non farlo. Ci sono dei pezzi e delle parti che ho scritto e che non sono nell'album e c'è tantissimo materiale che ho in mente e che vorrei metterci dentro. L'ho inserito nell'album solo per mettermi in mostra. Questo è il mio istinto: voler fare il più possibile, ma fondamentalmente devo stare attento alle parti vocali. Il fatto è che le canzoni le sento davvero. La maggior parte delle nostre canzoni sono allegre, veloci ed energetiche e penso che rimandino a una batteria pazzesca. Ci sono altre due canzoni nell'album che non hanno niente di assurdo. Una volta che una canzone è scritto ci metto dentro più cose possibili senza pestare i piedi a nessuno. In un'altra canzone invece deciso di non inserire niente di assurdo. Finché si riesce a ottenere il meglio in entrambi i modi, mi piace essere concreto e buttar giù la traccia di una canzone, ma a volte è divertente anche prendere la cosa alla leggera.

"Gli Avenged Sevenfold non hanno mai seguito nessuna regola. Non ci importa e non ci importerà mai. Facciamo quello che ci viene".

SEI GRATO a The Reverend per questa riflessione filosofica e in particolare per l'ultima affermazione, perché, essendo un giornalista esperto, ti rendi subito conto che si tratta di una citazione pungente con cui concludere un articolo. Parlate ancora un po', ma a parte definire il Warped Tour "superficiale" e sovraffollato di band, The Reverend non dice nient'altro di particolare. Poi ti rendi conto che ancora non sai quale sia il suo vero nome, così glielo chiedi.

“Jimmy,” risponde.

Gli chiedi se ha un cognome. Ci pensa per un tempo che sembra lunghissimo.

“Sullivan,” ti dice.

Ora il tuo articolo è completo. Inizi a riporre il tuo computer e The Reverend ti chiede se vuoi qualcosa da bere dal frigorifero, poi ti porta una lattina di 7-Up. Chiacchierate per qualche altro minuto e penso a quanto sia bella l'intervista che è venuta fuori e a quando sei lieto che alla fine siate riusciti a incontrarvi. The Reverend ti dice che è stato fantastico parlare di batteria, anziché delle solite vecchie cose sulla band.

Tuttavia, si è davvero fatta l'ora di dedicarsi a tutto il lavoro che rimane da fare, quindi ti alzi, gli dai una stretta di mano e ti dirigi verso la porta. Prima di andare, The Reverend ti da il suo indirizzo email e ti dice di rimanere in contratto. Assolutamente.

111910-fe-reverend-kit
Batteria: Drum Workshop
1. 22" x 20" Bass Drum
2. 14" x 5.5" Bell Brass Snare
3. 10" x 8.5" Tom
4. 12" x 9.5" Tom
5. 14" x 11" Tom
6. 16" x 14" Tom

Piatti: Sabian
A. 14" AAX Metal Hi-hats
B. 18" AA Metal-X China
C. 8" Mike Portnoy Signature Splash
D. 10" Mike Portnoy Signature Splash
E. 18" AAX Metal Crash
F. 19" AA Metal-X Crash
G. 24" AAX Metal Ride

The Reverend usa anche DW hardware, pelli Evans e bacchette Pro-Mark.

Edited by giada7x - 24/12/2019, 11:03
 
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