| Ed ecco le traduzioni.
Shepherd of fire M:Sapevamo di volere una canzone d’apertura che avesse un certo impatto, come quelle canzoni all’inizio di un film, avete presente? Una buona canzone, così da preparare il pubblico a tutto quello che sentirà dopo. JC:Certamente volevamo qualcosa di forte, nel tipico stile Avenged Sevenfold, il classico intro che facesse capire che siamo noi e che qualcosa di forte aspetta chi lo sta ascoltando. M: Tutte le parti, come i riff, i bridge, dal ritornello al coro mirano a creare quasi un immagine e credo che i fans la capiranno. JC: Volevamo essere certi che attirasse l’attenzione, come inizio, per essere pronti a quello che vien dopo nel cd (no ma son poco ripetitivi a sto giro, eh? ndA.) M: Non voglio dire niente riguardo al testo, che la gente lo ascolti e decida cosa significa, sono solo parole e possono significare tutto ciò che che vuoi che significhino. Alla fine è come se mettessimo la nostra vita su un tavolo, mettiamo esperienze, altre cose poi si mischia tutto insieme prendendone dei pezzi e questa è l’origine dei testi. Il bello è che le persone abbiamo piacere a trarre qualcosa da tutto ciò.
Hail to the King B: Hail to the King trae ispirazione da un paio di differenti segreti ma sapevamo di voler qualcosa che seguisse una linea di chitarra, con energia crescente, come un treno che non si ferma mai. A: Ed è una delle canzoni che ci piace, tiene tutto l’album insieme. ZV: Siamo molto emozionati a riguardo perchè c’è tutto quello che volevamo in questo album, chitarre potenti, la voce segue come base, e il genere di musica che ci piace e come ci piace, è heavy, per i fans, per chi viene a vederci dal vivo. Z: è tutto molto coordinato, potente, le chitarre, le parti vocali, senza pestarci i piedi. JC: è stata una dei capisaldi nel processo di produzione, quando abbiamo visto che le cose funzionavano finalmente come volevamo
Doing time Z: Doing time segue Shepherd of fire e Hail to the King ed interrompe il loro heavy è più groove, la voce prende più spazio. M: Volevamo ricreare qualcosa tipo Aerosmith e GnR vecchia scuola, è tutto un pò spavaldo, con questi toni vocali che cambiano, creano una certa follia tutto intorno a chi l’ascolta. Z: dall’assolo di chitarra, alle parti vocali di Matt, i suoni di chitarra e batteria, è tutto un pò “loser” perchè era questo che volevamo in questa parte. M: Segue la scia di quello che abbiamo scritto in vecchio stile, è come lo volevamo, ti ci devi scatenare tutto il tempo mentre la ascolti e questa canzone lo rende possibile. E’ infatti uno dei pezzi più veloci del cd. Z: Siamo contenti di essere riusciti ad inserire un pezzo così nel cd, ne siamo orgogliosi e ci siamo anche divertiti M: Questa canzone sta nel mezzo, fa un pò da passaggio tra Hail to the King e This means war.
This means war JC: This means war è un altra canzone che ti riporta indietro dopo la boccata d’aria di Doing time B: è la canzone più groove nel cd, personalmente una delle mie preferite. Eravamo orientati verso il riff, volevamo esplorare il riff driving song, cosa che non avevamo mai fatto prima. Chitarre che conducono, che danno un grossi impatto, è veramente heavy. Ti fa saltare la testa e le orecchie! JC: E’ una canzone molto forte e ne è uscito qualcosa di ancora più grosso di quello che credevamo, e volevamo che questo ragazzo iniziasse a suonare la batteria in questa canzone, ad essere onesti. A: E’ qualcosa che… ti colpisce in faccia. C’è così tanto spazio, assapori i riff, assapori i sentimenti ma è molto aperta, molto open free, mi piace molto c’è questo sentimento classico e nostalgico (…ma Arin che problemi hai con gli spazi? ndA) B: Abbiamo creato questa – This means war – quasi come una citazione, ma non è soltanto una citazione messa lì, (diciamo più un inno/motto), è molto melodica, ha questi forti cori che cambiando, è casa… (… potete ammirare un magnifico esemplare di M Shadows sul perplesso/dormiente. Cade dal divano in 3…2…1…)
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