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Modern Drummer intervista Jimmy (2006)

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°Meister Vengeance°
view post Posted on 17/12/2019, 20:08 by: °Meister Vengeance°
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"Lo straordinario batterista degli Avenged Sevenfold tiene vivo il metal old-school con la sua forza bruta, la precisione di una macchina ed il fiuto per il drammatico.

Gli Avenged Sevenfold non fanno niente a metà. Dai loro strambi nomi d’arte ai tatuaggi che coprono tutte le braccia ai loro ritmi spezza braccia fino ai loro leggendari appetiti edonistici, i cinque membri della band sono devoti all’eccesso del metal classico. Eppure dietro l’immagine ricercata dei cattivi ragazzi, incoraggiata dalla stampa come dalla stessa band, si trova una semplice verità, non particolarmente sensazionale: sono solo un gruppo di ragazzi che amano l’heavy e in quello hanno messo tutto il duro lavoro che serve per padroneggiare il metal, lontano dalle folle ruggente e dai vizi della vita on the road.

Sia chiaro, ci vuole duro lavoro. Il primo chitarrista Synyster Gates ( a.k.a. Brian Haner ) non si limita a suonare frenetici assoli in una posa rock sul bordo del palco, anche se sarebbe comunque abbastanza. Piuttosto da ai suoi fans uno vero e proprio spettacolo, correndo per tutto il palco a due livelli della band, lasciando sulla sua scia infinite note senza lesinare sui gesti da eroe della chitarra. E lo stesso vale per il cantante M Shadows ( Matthew Sanders ), il chitarista Zacky Vengeance ( Zachary Backer) ed il bassista Johnny Christ ( Jonathan Seward) che ogni sera fanno un vero e proprio allenamento cardio mentre regalano buona musica.

Quello che lavora più duramente però è James Sullivan, The Rev o se preferite, The Reverend Tholomew Plague. Arroccato dietro il suo kit contrabbasso, sotto un enorme teschio retroilluminato di rosso con ali da pipistrello semoventi e fumanti, The Rev da un pugno all’orologio. E lo colpisce ancora e ancora fino a farlo a pezzi. Sullivan è un raro batterista che può combinare potenza, cervello, finezza e una buona esibizione metal all’antica. Come il suo amico chitarrista solista, da alla folla davvero molto da guardare mentre si destreggia in una musica davvero impegnativa. Tira fuori combinazioni complesse mano-piede con precisione metronomica a tempi assurdamente veloci, e fa tutto questo mentre fa roteare le sue bacchette. Quasi taglia e affetta il suo kit, le sue lunghe braccia volano alla massima estensione, prima di qua, poi di là. La sua totale esuberanza è uno di motivi che rendono lo show degli a7x molto divertente.

“ E’ curioso “ dice il batterista “Di tutte le mie influenze, Tommy Lee è quella visiva. Non pensavo ne avrei mai avuta una del genere.” Cresciuto con i suoi compagni di band ad Orange County in California, Sullivan, che adesso ha venticinque anni, ha numerose influenze musicali. L’estetismo che mostra negli A7X è stato forgiato dall’ascolto di icone vintage del metal come Vinnie Paul e Paul Bostaph, ma tra i suoi gusti musicali passano dagli Oingo Boingo a Frank Zappa. Ha anche suonato il piano e cantato nei Pinkly Smooth, un progetto secondario occasionale in cui era coinvolto anche Synyster Gates.
Certamente, però, gli Avenged Sevenfold sono il suo progetto principale, e City of Evil pubblicato nel 2005 è senza dubbio il loro biglietto da visita più potente, fino ad ora. Il loro LP unisce heavy metal a melodie hard rock, mostrando influenze delle loro band preferite Pantera e Guns N’ Roses. E riflette anche la decisione di M.Shadows di abbandonare il genere scream che caratterizzava i primi due dischi: Sounding the Seventh Trumpet del 2001 e Waking the Fallen del 2003.
CoE è un richiamo all’età del metal epico, uno di quegli album che deve essere ascoltato tutto d’un fiato non in modalita shuffle. Le canzoni –cattive ma anche melodice – spingono Sullivan a sfruttare i suoi patterns più folli, veloci e creativi. E aspettate di sentire come li ha realizzati.

MD: Cominciamo dall’inizio. Quando hai preso le bacchette in mano per la prima volta.

Rev: Ho iniziato a prendere lezioni di batteria quando avevo 10 anni. Precisamente per due settimane quando ne avevo 5, ma il mio maestro non mi permetteva di suonare la sua batteria perché ero troppo piccolo. Poi a 10 ho avuto un Sears kit, quasi un giocattolo. I miei genitori mi dissero che avrei avuto un vero kit se avessi preso lezioni per un anno. E l’ho fatto, ho sempre voluto suonare.

MD: Seguivi le lezioni?

Rev: Si, circa sei anni, fino al liceo. Poi ho iniziato a suonare costantemente nelle band e alla fine sono arrivato a suonare in questa.

MD: Hai studiato stili diversi o principalmente rock?

Rev: Principalmente rock e funk. Ma in un anno la mia insegnante, Jeanette Wrate, mi ha fatto suonare Frank Zappa, The Black Page, e cose del genere. Era stata istruita da Elvis Jones ed è davvero una brava ed eclettica insegnante.

MD: Wow, suonavi Zappa ad 11 anni?!

Rev: Si. Mi ha inserito nella sua band di percussionisti al college. Suonavamo Zappa e Bill Bruford, cose del genere.

MD: Ti piace Zappa, King Crimson e altri tipi di progressive rock?

Rev: Mi piacciono molto, sono cresciuto ascoltando questo genere insieme a rock e metal.

MD: Quindi hai imparato a leggere (la musica). E’ una capacità che hai coltivato?

Rev: Non lo sto facendo molto negli ultimi anni, ma c’è ancora. Ero bravo. Posso suonare a prima vista.

MD: Sembra tu fossi proprio un prodigio.

Rev: Grazie. E’ quello che dicono ( ride ) probabilmente è anche quello che dicono di qualunque bambino di dieci anni che è bravo a suonare.

MD: Hai suonato il doppio pedale fin dall’inizio?

Rev: No. Mi è sempre piaciuto ma non sapevo come fare a coordinare il piede sinistro con il destro. Non pensavo di poter riuscire ad essere così veloce nel suonare in quel modo se non negli ultimi quattro anni. Ho capito che si tratta solo di una questione muscolare: alleni i muscoli semplicemente. E’ stato più difficile che imparare qualunque tipo di roba funk. Farti i muscoli per il doppio pedale è assurdo.

MD: Quando hai iniziato che band ti piacevano?

Rev: Ero pazzo dei Pantera e degli Slayer e ho provato a rubare tutti i loro trucchi di batteria. Ed ora è fantastico essere amico di Vinnie Paul. Non ho mai pensato che potesse succedere. Lui è il mio idolo. Allo stesso tempo però compravo tutti i cd di Zappa e Corea, cose del genere, e ascoltavo Bozzio e Weckl.

MD: Come si sono formati i Sevenfold?

Rev: Per me la band si è formata subito dopo il liceo. Penso che Shadows e Zacky fossero seniors al liceo e cazzeggiavano. Synyster, Shadows ed io siamo migliori amici dalle scuole elementari. Siamo stati in altre band insieme ma mai tutti insieme.

MD: La fortuna della band è iniziata prima che considerassi una carriera da musicista?

Rev: Si, lo facevamo per divertimento. L’idea di fare soldi con la musica non mi era mai passata per la mente. Poi ci sono stati offerti dei tour, siamo entrati nella scena fin dal primo album. Anche solo l’idea di andare in tour era fantastica. Lasciare lo stato sembrava divertente. La nostra passione era fare musica quindi l’abbiamo fatto e tutto è andato da se.

MD: Avevate solo 18 anni quando avete fatto il vostro primo cd. Regge ancora secondo voi?

Rev: E’ davvero divertente da ascoltare, in verità. A volte lo rivisitiamo giusto per capire cosa stessimo pensando in quel momento. Tutto il cd è pieno di pezzi di batteria suonati nel modo più veloce che potessi fare. E’ assurdo.

MD: C’è un chiaro senso della melodia nella vostra musica. Ti piace il pop oltre alla musica metal? Penso ai Queen, a volte, quando ascolto la band.

Rev: Abbiamo ascoltato molto i Queen. Freddie è uno dei miei cantanti preferiti, e Brian May uno dei chitarristi. Siamo tutti molto fan sia dei Queen che dei Dream Theater, ed io anche dei Rush. Anche se sono progressive e musicisti straordinari, c’è sempre qualcosa a cui agganciarsi. Siamo fans di avere degli spunti interessanti, qualunque cosa suoni bene.

MD: Ho letto che non siete religiosi. Come mai ci sono così tanti riferimenti biblici nelle vostre canzoni? E’ semplicemente perché si abbina bene alla musica metal?

Rev: Abbiamo una canzone chiamata ‘Chapter Four’ e parla del primo omicidio della storia, che è un racconto della Bibbia. Matt scrive tutti i testi e ha semplicemente pensato che fosse una storia figa. Le immagini sono sempre state nelle nostre menti. Io e Matt fummo espulsi da scuole private e scuole Cattoliche e siamo cresciuti a colpi di Bibbia. Non stavamo cercando di promuovere la Bibbia, comunque, in un modo o nell’altro, o denunciarla – è solo immaginazione

MD: Shadows ha avuto qualche problema con la voce prima della realizzazione di questo album. Questo ha influito sulla decisione di preferire il cantato allo scream?

Rev: Ricordo il giorno che abbiamo deciso di lasciare lo scream. Era il nostro ultimo spettacolo prima di tornare a casa per lavorare su City of Evil. Matt ne aveva abbastanza dello scream. Aveva dovuto subire un intervento un anno prima. Avevano tolto un coagulo di sangue nelle sue corde vocali che aveva infiammato e chiuso la sua gola. Potrebbe ancora screammare se volesse ma semplicemente si è stufato di farlo. Sono fan di alcune band che usano questo tipo di cantato, ma abbiamo pensato che tutto quel panorama stava diventando roba da idioti.
Abbiamo scritto tutto ricordandoci che non avremmo usato lo scream, e all’improvviso è diventato tutto più divertente. Tutto così musicale – riguardata tutto la melodia ed i riff di chitarra piuttosto che semplici riff su cui puoi urlare sopra.

MD: Suoni con straordinaria energia in City of Evil, come se stessi sfruttando l’intensità di uno spettacolo dal vivo. E’ stato difficile da realizzare?

Rev: Per ottenere l’intensità del palco, ho suonato con Brian e una click track in studio. L’abbiamo suonata anche con una track live, così che sembrasse come sul palco ma senza la folla urlante.
In Waking the Fallen, volevamo rendere tutto più semplicistico. L’abbiamo fatto ma a volte non ero molto entusiasta di quello che abbiamo ottenuto, come batterista. Era buono per il cd ma mi sono dovuto trattenere parecchio. In questo non mi sono mai trattenuto soprattutto nei pezzi che pensavo dovessero essere riempiti di riff folli.
Ho deciso che avrei avuto ogni parte scritta e avrei cercato di scrivere nella maniera più creativa possibile non solo più veloce. Sono molto felice del risultato. E voglio rifarlo nel prossimo album, al cento per cento. E’ divertente perché mi sono rotto la mano quattro settimane prima di andare in studio. Ci ho messo sei settimane per guarire, abbiamo rimandato di due settimane e poi abbiamo iniziato. Avevo il gesso e scrivevo le mie parti di batteria mentre tenevo con due dita la bacchetta- Era strano. Speravo di riuscire a suonare nel momento in cui fossimo entrati in studio.
MD: Avrai dovuto fare una full immersion per essere preparato alla registrazione.

Rev: Si, la prima settimana di pre-produzione suoniamo le canzoni più e più volte. Mi sono consumato.

MD:Quando hai creato le tue parti di batteria, le immaginavi nella mente senza suonarle effettivamente?

Rev: Li stavo suonicchiando un po’ nelle ultime due settimane di guarigione, ma generalmente quando sforno un pezzo particolare lo penso nella mia testa.

MD: Preferisci scrivere qualcosa, guardarlo, provare e magari migliorarlo?

Rev: Si. E’ quello che succede certamente, e anche l’opposto. Penso qualcosa di incredibilmente folle e poi quando provo a suonarlo stona con tutto il resto e non funziona.

MD: Scrivevi le tue parti anche prima?

Rev: Non ho scritto niente nel primo album, a dir la verità. E’ stato tutto improvvisazione. L’ho registrato in un giorno in una sola ripresa per quasi tutte le canzoni, che è abbastanza incredibile. Ci sono quindi degli errori lì ma anche della roba interessante. Nel secondo album ho scritto i beats, e alcune della parti di ‘riempimento’ ma anche questo presenta delle improvvisazioni. Era decisamente più semplice e non mi necessitava di molta preparazione. La preparazione è stata convincermi di andarci piano.

MD: Come hai ottenuto tutta questa velocità e resistenza?

Rev: La resistenza nasce dal suonare live. Per la velocità ed il doppio pedale, suono con una click track e aumento il tempo ogni giorno suonando solo con i miei piedi, praticamente mi distruggo. Le mie mani probabilmente è da un po’ che sono così veloci. Non è per vantarsi o altro, ma sarebbe difficile per me diventare più veloce di così. Non so se ci riuscirò mai.
Dal vivo, suoniamo tutte le canzoni più veloce dell’album e anche di Waking the Fallen. Ogni volta che decidiamo la setlist diventa sempre più difficile. La prima settimana è una battaglia. Non bevo molto la prima settimana, perché altrimenti non riesco a mantenere la resistenza. Ora però siamo alle ultime date del tour ed è facile. Esibirsi ogni sera aiuta in modi che non puoi ottenere da solo.

MD: Fai un riscaldamento prima di salire sul palco?

Rev: Si mi riscaldo un po’ un’ora prima dello show, in modo che i miei muscoli non mi mandino al diavolo. Suono troppo violentemente nelle prime canzoni e rischio i crampi. E’ difficile con gli auricolari, attualmente non sento la parte dei tamburi e piatti, solo i pedali ed il rullante. E’ un po’ difficile quindi non esagerare.

MD: Il suono dei tuoi rullanti è davvero forte. E’ dovuto al fatto che avete questi tempi velocissimi?

Rev: Si ne ho bisogno. Sono sempre in movimento, su rulli e tutto il resto. Ne ho bisogno per aver un suono uniforme a quello del pedale. Anche il pedale ha un suono scattante. ‘Seize the Day’ e “Strenght of the World” sono canzoni molto più lente, c’è spazio per un suono più ampio, che ci siamo concessi di più in quelle. Ma molte delle altre canzoni sono scritte in maniera più aggressiva e veloce, mi piace che rullante sia più compatto nel suono.

MD: Preferisci il colpo singolo?

Rev: In questa band decisamente si. Il modo in cui lavoriamo sul mixaggio dei nostri sound, le mie note fantasma e tutto quello che ha doppi colpi si perde solitamente, perché non riesco a renderli bene come con il rullante. Fortunatamente avrò modo di lavorarci su, quando cazzeggio alla batteria si tratta sempre di roba rudimentale e non colpi singoli. Ci sono un paio di passaggi in City of Evil in cui sono presenti, come anche la pausa alla fine di ‘Burn it Down’.

MD: Lo fai su diverse melodie ma nel bel mezzo di ‘I wont see you tonight part 2’ di Waking the Fallen, suoni note singole sui bassi e poi ti sposti sul rullante. Praticamente lo stesso pattern veloce passa dai tuoi piedi alle mani. C’è voluto molto per ottenere quel tipo di sincronia?

Rev: Mi ricordo di averci lavorato per un paio di mesi. E’ iniziato tutto ascoltanto Paul Bostaph, il secondo batterista degli Slayer. Suonava parecchio in quel modo. E Terry Bozzio suonava in un modo che per me era assolutamente incredibile. Ho deciso quindi di fare uno sforzo consapevole e imparare quelle cose. Una volta che ci riesci ci sono sempre nuove cose che puoi fare con le tue mani e i tuoi piedi. Posso suonare 16 note sui piedi e contemporaneamente con le mani. Suona potente e stupisce la gente ma quando in realtà è molto semplice. Per la maggior parte comunque va avanti ed indietro tra mani e piedi. Mi piace

MD: Molti batteristi suonano frettolosamente o rallentano quando si tratta di pattern con doppi tempi sui pedali ma tu hai ottenuto uniformità in ogni movimento, con la velocità e la posizione.

Rev: Grazie. La tempistica è difficile da seguire. Ho accelerato tutti i riempimenti e le parti di grancassa. Devo lavorarci coscientemente. Ho iniziato facendo quattro colpi con le mani e due con i piedi. E poi quattro e quattro. Poi cambiavo. Una volta che riuscivo a realizzare questo, passavo alle triplette. Tre con le mani ed una con i piedi. Poi due con le mani e cinque con i piedi. Lì è iniziato a diventare interessante. Spero di fare molto più di questo nel prossimo album. Tutto ciò che è difficile finisce per suonare magnificamente poi, non trovi?

MD: Preferisci due grancasse al doppio pedale?

Rev: Una volta DW disse che potevo avere qualunque tipo di kit volessi, ho iniziato a suonare la batteria a due pedali. E’ più divertente. Ho pensato che potesse essere strano ma non lo era. Era confortevole.

MD: Prima di allora avevi fatto gran parte delle tue parti di grancassa sul doppio pedale?

Rev: si, il doppio pedale è più difficile. Con due calci, entrambi con valore di pedale leader e non c’è il tempo per tradurlo. Intendo dire che il doppio pedale è fantastico, magari è una questione di testa, ma personalmente trovo più facile suonare su due pedali.

MD: Hai sicuramente passato molto tempo a fare pratica, lo fai ancora?

Rev: Quando faccio del riscaldamento è un’occasione buona per fare anche pratica. Posso suonare stando semplicemente seduto e dando dei colpi con i piedi e bacchette, ed è quasi come suonare su una batteria. Suonare la tua batteria ogni sera comunque rimane l’allenamento migliore. Elabori ed improvvisi sempre un po’ quando suoni dal vivo e si trasforma nel miglior allenamento che posso fare. Poi quando sei a casa, pensare, suonicchiare e cazzeggiare alla batteria ti permette di sfornare le idee migliori. Pensi qualcosa e poi la metti in pratica, ecco come puoi affrontare le parti più difficili.

MD: Mi sembri avere una routine per cui se per una settimana non dovessi suonare, ti peserebbe certamente. Succede?

Rev: Certamente. Se ti fermi per un po’ finisci per arrugginirti e la tua resistenza scende. Il massimo che mi sono fermato dal suonare è stato al liceo, per quattro mesi, quando davvero non suonavo per niente e mi ha fatto davvero paura. Sono tornato alla batteria e mi sembrava di non riuscire a suonare nulla. Lì ho capito che suonare è tutto per me, una parte di me; da allora non ho mai smesso per lungo tempo.

MD: Siete famosi per la vostra vita selvaggia in tour. E’ difficile stare in piedi per uno show impegnativo in tour?

Rev. A volte. Se ti diverti troppo la sera prima, la cosa si ripercuote sul tuo modo di suonare e lo rende più difficile. Mi piace non esagerare la notte prima di uno show. Ci prendiamo un giorno libero ogni tre giorni così da poterci svagare. Il primo di tre show di fila è sempre il più difficile, perché i tuoi muscoli sono più rigidi dopo il giorno di riposo. Per questo motivo da batterista mi piace suonare tutte le sere. E’ come quando sei in studio e non vuoi fare pause perché hai perso tutto il riscaldamento dopo la pausa. Mi arrabbio tantissimo quando il produttore ci chiede di fermarci. (Ride) Inoltre, una delle cose più brutte sono i crampi. Ti prendono davvero in maniera aggressiva sui muscoli. Faccio esercizi per evitare il tunnel carpale.

MD: Ti è mai capitato di averlo?

Rev: Un pochino. A volte mi vengono crampi o piccoli problemi che tutti i batteristi che suonano live finiscono per avere.

MD: Hai sperimentato la tecnica delle dita per evitarlo?

Rev: Non tanto, un paio di esercizi di stretching. Mi riscaldo in modo da non rischiare i crampi e cerco di rilassarmi durante l’esibizione. Tutto qua.

MD: Hai trovato la tua tecnica e impugnatura durante gli anni?

Rev: Sicuramente. L’ho cambiata. Ho due diverse prese per la destra quando suoniamo dal vivo. Quando suono i piatti, certo di usare la presa opportuna. Poi, la stringo un po’ quando suono le parti più pesanti. Faccio anche girare le bacchette tra le dita come Carmine Appice. Mi piace fare un po’ di scena e farle roteare tutto il tempo, a volte suono anche con le bacchette tra le dita, è strano. E’ facile lasciarsi prendere dall’entusiasmo durante un live show, ma penso che sia un valore aggiunto.

MD: c’è un’altra cosa che devo chiederti: ‘The Rev’ è una persona diversa rispetto a James?

Rev: Non la penso proprio così. E’ solo Avenged Sevenfold. Quello che siamo in questa band. Anche se devo dire che a volte è un po’ strano presentarsi come ‘The Rev’

MD: Potresti farti chiamare Dr. Plague…

Rev: (ride) Lo faccio a volte. La mia ragazza si fa chiamare Signora Plague a volte. Penso che se lo farà tatuare.

Edited by giada7x - 19/12/2019, 01:02
 
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