Recensione dello show gratuito a Minneapolis, Metal Hammer

Pochi giorni prima dello show che li vede suonare in uno stadio, la band californiana ha annunciato a sorpresa un club show al First Avenue di Minneapolis – una delle più rinomate sedi indipendenti del paese.
Dall’ultima volta che hanno girato il mondo, gli Avenged sono stati in un limbo. La scorsa estate si sono separati dal batterista Arin Ilejay mentre lavoravano tranquillamente al seguito di Hail to the king. A Gennaio è uscita la notizia che la loro etichetta, la Warner Bros, li ha citati in giudizio per aver tentato di scindere il loro contratto. La lotta in tribunale incombe sul settimo album, sollevando dubbi su quando potrebbe uscire.
Quindi, mentre la data di Giovedi (gratuita per i primi 1500 fan) era un test di basso profilo per il nuovo batterista Brooks Wackerman, è servito piuttosto a dare un più intimo messaggio sullo stato della band. Il messaggio? I ragazzi di Orange County sono tornati e non hanno dimenticato come si spacca.
L’aspettativa è cresciuta tra i fan che hanno atteso in fila per ore la band in questo piccolo club invece che nella location dall’altra parte della strada. Il sipario era appena sceso quando hanno iniziato con Nightmare, l’inno melodico dal suono di un mashup tra Metallica e Guns n’ Roses. Fan abili hanno girato video con una mano, agitando l’altro pugno durante la seguente Critical Acclaim.
“Mi sento come se fossimo stati via tantissimo tempo, e finalmente siamo tornati” dichiara il frontman M. Shadows, avvolto dagli occhiali da sole e un cappello da baseball all’indietro.
Shadows si dimostra ancora di essere un ottimo cantante metal, scuotendo il possente coro di Hail to the King, che dedica alla icona pop di casa, Prince. Atteggiandosi a 'sinistro direttore', la sua voce raggiunge potente altezze dickinsoniane durante l’inno dedicato.
Il ritorno degli Avenged è stata sia una liberazione per la band che per il sudato e ansioso pubblico. Volando e ondeggiando sul palco, il bassista Johnny Christ porta il ritmo ad una potente Almost Easy, sfoggiando un sorriso malizioso per tutta la durata
Il quintetto Californiano suona equamente quasi tutti i loro precedenti album nei 90 minuti di show. I fan speravano in un assaggio di roba nuova prima dell’attesa dello show di Sabato, per il quale hanno promesso una setlist diversa. Dal loro album più compatto fino a quando hanno spostato le loro radici dal metalcore ad un suono metal/hard rock più anni 70 britannico, aspettiamo di sentire quale sarà il loro prossimo sound.
Se il nuovo ragazzo dietro la batteria ha qualcosa da dire a riguardo, è che sarà più veloce e difficile. Brooks sembra più avvezzo ai pezzi veloci, passando perfettamente a suonare il travolgente coro di Beast and the Harlot ed esibendosi in un roll and crash nella super frenetica bat country.
Un batterista capace come Wackerman – che ha lavorato con artisti diversi come Suicidal Tendencies e Avril Lavigne – merita il beneficio del dubbio che troverà la sua strada con le pesanti ballate degli Avenged, che a volte mancano di pop nella fase inziale.
Dopo aver superato il cuore del set con una ben accolta Unholy Confessions, gli avenged conducono il bis con Planets, una canzone che Shadows dice che non hanno mai suonato live. Se è vero, dovrebbero desiderare di eseguire questa epica canzone per sempre.

La parte più emozionante della serata ha dato spazio ad un paio di ballate: la zeppeliniana Acid Rain, l'amata A Little Piece of Heaven (NDT:anche se Metal Hammer ha scritto Until the end). Quest'ultima in quella venue accogliente, creava l'intimità del 'fare un salto al bar vicino casa', creando un saluto che aveva lo stesso impatto del buttare giù l'ultimo wiskey tutto d'un fiato.

Gli avenged sevenfold sono tornati. E se questo piccolo show di Minneapolis era un semplice riscaldamento, meglio che ci copriamo tutti.