Qualche settimana fa vi avevamo annunciato la presenza di una nuova intervista ai nostri Brian e Zacky sul prossimo numero di
Guitar World.
Grazie a Camilla che ha tradotto tutta l'intervista per noi:
La verità è che i membri della band - il cantante M. Shadows, i chitarristi Zacky Vengeance e Synyster Gates, il bassista Johnny Christ e il nuovo batterista Brooks Wackerman - non sono più gli stessi ragazzini che hanno scritto City of Evil nel 2005. Alcuni di loro hanno dei figli, e non festeggiano più bevendo insieme tutte le sere come ai vecchi tempi. Il loro stile di vita è cambiato radicalmente, ma anziché regredire, hanno deciso di abbracciare la loro ritrovata maturità e creare un nuovo modo di lavorare insieme.
"E' iniziato andando in giro, pranzando insieme, bevendo un po' di caffè ed essendo adulti," dice Gates. "Abbiamo scoperto che ognuno aveva nuove esperienze e influenze interessanti da condividere. Il nostro cantante, Matt, stava leggendo dei libri di Stephen Hawking e altri fisici, mentre io stavo leggendo libri imprenditoriali e abbiamo iniziato a discutere su come le nuove tecnologie si stiano impossessando del mondo, dalla stampa 3D ai viaggi nello spazio.
Queste conversazioni hanno iniziato a farci pensare a come avremmo potuto esprimere queste cose musicalmente. Poi siamo finiti sull'argomento dell'intelligenza artificiale e delle sue molte ramificazioni. Quando abbiamo iniziato a considerare cose che non ci avevano mai influenzato prima, abbiamo ricevuto uno stimolo per reinventarci e le idee sono iniziate a venir fuori da sole.
C'era solo una regola. Avevamo deciso che se avessimo iniziato a scrivere sull'intelligenza artificiale, non avremmo fatto nessun riferimento ai film di Terminator," spiega ridendo. "Ed è stato difficile, perché è letteralmente nella top 5 dei nostri film preferiti da quando eravamo ragazzini, ma sapevamo di doverci tenere alla larga. Se non lo avessimo fatto, nessuno ci avrebbe preso sul serio."
Terminator o non Terminator, non c'è dubbio che gli appassionati della chitarra prenderanno questo album molto seriamente. Nel corso degli anni, Gates e il chitarrista Zacky Vegeance sono gradualmente diventati un duo di chitarristi tra i più interessanti del rock. Mentre Gates continua a suonare la maggior parte degli assoli e Vengeance suona principalmente le parti ritmiche, la maggior parte del loro tempo in questo album lo hanno trascorso entrando e uscendo dagli accordi e dalle linee armoniche dell'uno e dell'altro, che suonano più orchestrali rispetto ai tipici power chord della chitarra solista.
Era dall'innovativo lavoro di Brian May con i Queen che una chitarra non era chiamata fare così tante cose. Nella loro avventura di otto minuti con la traccia che da il titolo al disco, The Stage, il duo alterna ritmi aggressivi a brillanti strutture che accompagnano il ritornello e lo innalzano mescolandosi ad altre melodie, per poi evolversi in armonie soliste in stile Hotel California. E proprio quando pensi che la canzone sia finita, una coda gentile sfuma sul sospiro malinconico di due corde di nylon delle chitarre.
A loro merito, nessuno di questi cambiamenti richiama troppo l'attenzione su di loro. Scorrono naturalmente, evidenziano la melodia vocale sviluppando la canzone in modo logico e soddisfacente. E' solo in un secondo momento, quando pensi a quanto accaduto, che ti rendi conto di come questo viaggio sia stato intelligente.
Come hanno fatto? Chiediamolo a Synyster Gates e Zacky Vengeance.
D: In termini di direzioni musicali, avevate già in mente dove andare quando vi siete cimentati in questo album?
SYNYSTER GATES: All'inizio no, ma una volta che ci siamo addentrati nel progetto abbiamo iniziato ad avere conversazioni più adulte riguardo alla musica ed è apparso abbastanza chiaro dove volessimo andare. Alla fine volevamo creare una sorta di equilibrio tra delle sonorità R&B e un arrangiamento di chitarra importante che suonasse come una versione metal di Star Wars.
ZACKY VENGEANCE: Fondamentalmente volevamo lasciarci alle spalle lo stile dell'album precedente ed essere ambiziosi su ogni livello: la lunghezza delle canzoni, l'argomento, i riff di chitarra e le armonie. L'idea era di tirar fuori degli arrangiamenti di chitarra originali piuttosto che scrivere riff assassini. Non fraintendermi. Adoro iniziare dai riff. I riff sono fantastici. Ma dopo 30, 40 anni di bad heavy metal che se ne escono con dei riff pazzeschi, niente di quello che potresti fare avrebbe il potenziale per essere veramente qualcosa di nuovo. Noi invece volevamo prendere i nostri strumenti e fare qualcosa di diverso, creare nuove sonorità.
D: Ho notato che ci sono un sacco di dinamiche nel disco, che vanno contro la tendenza di masterizzare tutto in modo che suoni forte e potente.
VENGEANCE: Si, assolutamente. Molti dei dischi moderni sono così rumorosi e super compressi che stancano l'udito. So che sono pensati appositamente per spingere i livelli dei volumi, ma durante il processo si perdono le sfumature. Amo ascoltare i Led Zeppelin e i dischi classic rock degli anni '70. Sono così brillanti perché respirano. La tendenza che si ha nelle registrazioni moderne è di creare un solido muro di suono, e penso che questo tenga chi ascolta lontano dalla musica anziché coinvolgerlo.
D: Anche nelle vostre canzoni più basiche, c'è una grande riflessione dietro agli arrangiamenti, sia di chitarra che in generale. Potete scegliere un paio di canzoni e spiegarmi come sono nate? Prendiamo ad esempio The Stage, la progressione degli accordi è semplice, ma la chitarra fa variazioni continue su di essi e ci sono anche molte caratteristiche che contraddistinguono il vostro stile.
GATES: Passiamo sempre molto tempo sulle demo e nel processo di scrittura, perfezionando gli arrangiamenti ed esplorando idee e combinazioni differenti ancor prima di entrare in studio. E' un buon modo di procedere, perché ci sono state volte in cui un membro della band credeva veramente in qualcosa in cui gli altri quattro non credevano, e avevamo il tempo di mettere meglio a fuoco la questione, finché tutti non convenivano che "Oh wow, questa cosa funziona veramente, amico. E' fantastico."
Per quanto desiderassimo che questo album fosse sorprendentemente differente, volevamo anche che The Stage fosse una sorta di ritorno alle origini, che la gente vi riconoscesse il nostro DNA.
D: Ciò che mi ha impressionato di The Stage è stato il movimento degli accordi. Nella strofa ti sposti di mezzo tono da Mi minore a Mi maggiore, mentre nel ritornello ti muovi di mezzo tono da Mi minore a Fa maggiore. In entrambi i casi si tratti di un piccolo cambiamento cromatico ma di grande effetto. La strofa è oscura e il ritornello è edificante.
VENGEANCE: E' uno stile che abbiamo iniziato a sperimentare con il nostro album precedente, Hail To The King. Lo abbiamo assimilato ascoltando la progressione di accordi di Gustav Holst [compositore classico]. Nel suo pezzo The Planets, gira spesso intorno alle stesse note, ma fa delle leggere variazioni che sono di grande impatto. In questo album esploriamo spesso la progressione di accordi cromatici. Il risultato è grandioso, anche se cercare di trovare la giusta melodia, o immaginarci sopra un assolo può essere difficoltoso, ma spesso ti sprona a trovare soluzioni che siano veramente nuove e diverse.
GATES: Si, nella strofa si alterna Mi minore con Mi maggiore, Mi maggiore funzione in entrambi i casi. Se pensi che la melodia vocale è in Si maggiore, quando passiamo all'accordo in Mi maggiore lo si può usare come una terza maggiore della scala del Si maggiore o passare al Sol, che è la terza maggiore del Mi maggiore. Si ottiene un gran risultato con il minimo sforzo. Il risultato è uno strano suono etereo o uno più tradizionale. Non posso dire che abbiamo iniziato facendo questo, ma conoscendo un piccola teoria che consente di trarne dei vantaggi - la strada meno ovvia.
D: Ciò che vi distingue da molte altre band metal è l'abbracciare tutti gli accordi minori. Tante altre band tendono a usare i power chord negli accordi minori, mentre voi usate la terza minore nelle melodie vocali e negli arrangiamenti di chitarra. Credo che la maggior parte delle altre band trovi che in questo modo il sound sua moscio, ma voi lo sfruttate per enfatizzare il dramma.
VENGEANCE: So esattamente di cosa stai parlando e gran parte di ciò è dovuto al fatto di essere cresciuti con band come i Bad Religion, che non erano intimoriti dal comporre in chiave minore. Siamo sempre stati attratti da band melodiche, ma che mantenessero il loro stile. Molti degli accordi minori sono usciti fuori come melodie vocali. Matt adoro cantare in quelle sonorità e le chitarre lo seguono. E' un modo di essere melodici ma senza essere troppo sdolcinati.
D: Un'altra caratteristica del vostro stile è l'uso distintivo di chitarre armoniche. A volte le usate come linee guida, come fanno gli Iron Maiden o i Metallica, ma spesso le usate come archi o tastiere di sottofondo. Fate entrambe le cose in The Stage.
VENGEANCE: E' un ottimo modo di vederla. Usiamo assolutamente le chitarre armoniche come archi. Pensa che in un certo senso lo facciamo inconsciamente. L'intero ritornello di God Damn è costruito sulle nostre chitarre armoniche che sono arrangiare come fossero archi, ma se volessimo vederla in un altro modo, potremmo dire che le usiamo per rimpiazzare i cori. Una delle cose che ci irrita di più è sentire delle band usare le chitarre armoniche per il solo gusto di farlo. Se non sei in grado di immaginare come poter fare qualcosa di diverso dai Maiden, dagli UFO o i Boston, allora che lo fai a fare?
La nostra tendenza naturale è di pensare in modo orchestrale. Se vogliamo che quelle linee supportino la parte vocale, cerchiamo di arrangiarle al meglio. Penso che in passato le nostre parti di chitarra fossero troppo intense e che distraessero dal resto. Anche se i nostri fan le adoravano, sono certo che molte persone pensassero che alcune delle nostre parti fossero esagerate, tipo "Gesù, quante cosa ci hanno messo dentro?" La risposta è moltissime! Abbiamo fatto bene a migliorarci.
D: Non ci avevo mai pensato seriamente finché non ho sentito le corde di nylon delle chitarre alla fine di The Stage, ma avete studiato chitarra classica? Le vostre armonie hanno un suono molto più europeo che american blues.
GATES: Non ho mai studiato chitarra classica formalmente. Ho imparato molto di più dal jazz. Mi sono sempre piaciuti musicisti stranieri come Allan Holdsworth e Frank Gambale, e sentivo come se ci fosse concesso di ricreare qualcosa del genere in questo disco, come nell'apertura di Exist; ma ciò che ha veramente avuto effetto sulla band è stato quando Zacky e io abbiamo deciso di cimentarci nei cambi di accordo neoclassici e in quel genere di sonorità. Questo album è assolutamente caratterizzato da armonie classiche, ma è più un derivato del periodo romantico che di quello barocco.
D: Considerando quanto siano ambiziosi gli arrangiamenti in questo album, capita mai che suonarli dal vivo sia una seccatura?
VENGEANCE: E' sempre una seccatura! Le nostra ambizioni in studio mi hanno portato via anni di vita. Ci sono dei momenti in cui ci guardiamo l'uno con l'altro, scuotiamo la testa e diciamo, ma come ci passava per la testa? Ma riusciamo sempre a trovare un modo per cavarcela. A partire da City of Evil, parte della nostra musica sembrava impossibile a suonare dal vivo. Richiede semplicemente molta pratica, poi arriva il momento in cui diventa naturale e le tue abilità diventano migliori. Ad essere completamente onesti, mi sono sempre chiesto "Arriverà mai il momento il cui potrò rilassarmi e godermi le canzoni mentre le suono?" Non penso accadrà mai. Quando suoni con un chitarrista come Synyster Gates non ci si ferma mai. Non smette mai di imparare stili diversi, tecniche differenti e metodi diversi. Sono quel tipo di persona che pensa di sapere tutto e lui è quel tipo di persona che "No, guarda qua." Il primo assolo di The Stage è un qualcosa di diverso da tutto quello che abbiamo fatto fin'ora, e ho letteralmente dovuto mettermi a tavolino e ricominciare di nuovo a imparare a suonare la chitarra. Exist sarà la canzone più difficile che abbiamo mai suonato dal vivo. Una cosa è farla in studio, dove puoi fare più registrazioni, ma un'altra è suonarla fluentemente dal vivo. Onestamente siamo ancora lontani. Ma a questo punto della mia vita, le sfide sono divertenti ed emozionanti, perché se ho imparato una cosa è che tutto è possibile fin quando hai voglia di lavorare, investire il tuo tempo e fare pratica. Se sali sul palco e ti sbagli una o due volte e non tutto è perfetto, non fa niente. Comunque vada lo hai fatto e ti sei divertito. Se ci sono una o due teste di cazzo che riescono a farti pesare di aver sbagliato una nota, allora è probabile che starai in ansia per tutta la vita.
D: Quindi quali sono le nuove tecniche introdotte nell'album?
GATES: Per me una delle cose più difficili da suonare sono stati certi accordi. Il bridge di Sunny Disposition è stato un casino. Ci sono anche una serie di accordi botta e risposta in Exist, proprio prima dell'assolo, che sono stati estremamente difficili da suonare. Erano di ispirazione jazz, ma non mi interessava suonare jazz. Volevo fare qualcosa che non avevo mai sentito prima. Ho avuto la fortuna di avere dita lunghe e fine che riescono ad arrivare ovunque, quindi ho cercato di allungarle per creare delle combinazioni di note insolite. Sapevo cosa volevo fare, ma non ci riuscivo. Ero irrazionalmente arrabbiato con la mia incapacità, ma ho continuato a lavorarci finché non ci sono riuscito. Abbiamo dovuto registrarla un paio di volte - quella parte non è venuta subito. Ma ero molto orgoglioso di essere riuscito a suonare qualcosa che non avevo mai sentito prima. Sono orgoglioso di tutti gli assoli che ho registrato, ma quando riusciamo a fare qualcosa di interessate o di originale con la scrittura o con gli arrangiamenti - cose che non ho veramente mai studiato nel mio percorso di crescita - è davvero emozionante.